Il cuntista diventato narratore

“… io sempre lo diceva che tutte li soferemente che mi incontravino tutte li soportava, … ma però non voleva morire maie, e neanche aveva maledetto alla mia madre e il mio padre, come tante ci ne sono, che bestimino alle suoie cenetore perché lavevino portato a questo monto” pag. 197

Einfühlung  è  una parola tedesca che possiamo tradurre con immedesimazione, ovvero la capacità di vivere idealmente emozioni, stati d’animo, esperienze di altri il cui racconto riusciamo a sentire come nostro. Tale processo, come sanno i dieci lettori che seguono il mio blog, non è scontato: non sempre  gli scrittori (talora neanche quelli premiati e celebrati da critici compiacenti) riescono a condurti dentro le loro storie, ad accompagnarti con la loro presenza e la loro voce. Perché, noi lo sappiamo bene, il lettore dà voce e volto ai personaggi che lo accompagnano attraverso le pagine scritte e lo seguono oltre quelle stesse pagine, quando chiude il libro e teoricamente, solo teoricamente, dovrebbero tacere.

Vincenzo Rabito l’inafabeto, come egli stesso si definisce, diventato scrittore possiede una profonda competenza espressiva che dalla narrazione orale riesce a trasferire sulla pagina scritta, rendendo con una lingua inventata, il racconto della propria esistenza vivo e appassionato ai lettori non solo ragusani. Il romanzo della vita passata, pubblicato a settembre, segue il ben noto Terra matta, divenuto un caso editoriale, dopo essere stato premiato dall’Archivio di Pieve Santo Stefano.

Con Giovanni Rabito
ospiti di Palazzo Antoci

Don Vincenzo (così ho imparato a chiamarlo, dopo averlo conosciuto attraverso le sue pagine) ha trascorso gli ultimi anni della propria vita, chiuso in una stanzetta per scrivere  il proprio “romanzo”, come egli stesso lo definisce, con la consapevolezza del proprio ruolo di narratore. Il risultato dell’impegno degli ultimi tredici anni della sua vita è raccolto in quasi millecinquecento pagine che il figlio Giovanni è riuscito a recuperare e di cui ha curato la pubblicazione.

Il romanzo, in parte, racconta vicende già conosciute in  “Terra matta”, ma presenta anche episodi e personaggi inediti, escludendone altri. L’esito, senza dubbio felicissimo, è la biografia di un uomo, un ragazzo del ’99, che ha vissuto esperienze dolorosissime, si è trovato, poco più che bambino, in situazione disperate dalle quali con caparbietà e coraggio è sempre riuscito a venire fuori, lasciando a tutti noi un profondo insegnamento: la vita va accolta e vissuta, anche quando sembra non esserci speranza e nonostante i sogni infranti.

Giovanni Rabito legge per gli studenti del Liceo Fermi alcune pagine del romanzo paterno

Perché Don  Vincenzo aveva dei sogni che non ha potuto realizzare, ma non si è mai sottratto ai propri doveri di uomo: primo fra tutti, vivere. Il romanzo della vita passata ricostruisce la storia di un lottatore,   rappresentativa dell’esistenza  di milioni   uomini che, magari, non hanno sentito il bisogno di narrarla in forma scritta, limitandosi a raccontarla oralmente ai propri cari.

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