
Essere eroi
tra ominicchi
e quaquaraquà
Si legge, velocemente, con passione e partecipazione. Non vi sintetizzo la trama, per non mortificare il piacere della scoperta ai tanti simenoniani.
C’è il morto, naturalmente, ma non c’è l’assassino. A meno che, metaforicamente, non si considerino tali due dei tre eredi di Auguste, indifferenti davanti alla morte di colui a cui dovrebbero amore e riconoscenza, interessati al tesoro che il vecchio ristoratore aveva accumulato.
Con lo stile che lo caratterizza, leggero e senza ambizioni intellettualistiche, Simenon dispiega le ambizioni e le ignominie dell’animo umano, di individui sgradevolmente antipatici. Non mancano, tuttavia, tra i suoi personaggi quelli di animo nobile, disinteressati e onesti, ai quali, naturalmente, va la nostra simpatia, i veri eroi del romanzo e (permettetemi di scivolare sul romanticismo) della vita.